Meditazione su Gv 20, 1-9
di Giovanni Farro
Il momento è critico, la fase è delicata: è il primo grande giorno della storia nuova; è già mattina ma è ancora buio: la luce della Risurrezione di Cristo vivente è già pronta per essere irradiata sul mondo ma l’uomo ancora non la percepisce, per lui è ancora buio. Cristo è già risorto, ma l’uomo ancora non lo sa. Per lui c’è bisogno di fare ancora molta strada, di correre, di cercare, di confrontarsi, di ascoltare.
Ma cos’è allora che spinge Maria di Magdala a recarsi al sepolcro a quell’ora, quand’è ancora buio? Infatti, non c’è più nessun compito da assolvere per onorare la salma di Gesù, tutto è stato fatto. Eppure, Maria si reca al sepolcro; e dopo aver constatato che la pietra di esso è stata ribaltata, sente il bisogno irrefrenabile di correre verso i discepoli per riferire loro il fatto. Nel suo cuore c’è tristezza ed ansia perché deve confrontarsi con l’amara realtà dell’assenza ormai definitiva del suo Signore; Maria dimostra di aver fede, ma questa è una fede ancora incerta, imperfetta, che ora deve fare i conti con un evento straordinario e incomprensibile: il Signore non è più nel sepolcro, l’hanno portato via e non si sa dove l’hanno posto.
Maria di Magdala ha ragione: il suo Signore ormai non lo può più trovare nel sepolcro; ma ancora lei non riesce ad andare oltre il fatto concreto, materiale: la sua fede in quell’uomo da lei riconosciuto come il Signore, con quel nome che è al di sopra di ogni altro nome (cfr. Fil 2,9), non è ancora piena; nel suo cuore c’è un misto di luci ed ombre in cui ciò che prevale è sicuramente l’amore verso il suo Signore: un amore fortemente umano, che produce tristezza per l’assenza dell’amato che non riesce ancora a “vedere” come il Risorto, come Colui che, pur essendo fisicamente assente, è ormai, e proprio per questo, sempre presente.
Per Maria, così come per i discepoli e per ogni uomo che si confronta per la prima volta col mistero della morte e resurrezione di Cristo, c’è ancora della strada da percorrere per riuscire a riconoscere il Cristo Risorto eternamente vivente nel mondo.
Eppure, come abbiamo visto, Maria va al sepolcro: il motivo principale di questo agire è dunque l’amore; quello stesso amore che, dopo aver spinto la donna verso i discepoli per denunciare l’accaduto, animerà poi la corsa frenetica e veloce dei due discepoli verso il sepolcro.
Non è un caso, infatti, che l’evangelista ponga a questo punto la sua attenzione sul “discepolo amato” e sulla sua reazione di fronte alla straordinaria realtà del sepolcro così come si presenta ai suoi occhi. Egli, il discepolo amato, corre più veloce e, una volta entrato, riesce a riconoscere in quelle bende per terra e in quel sudario ben ripiegato i segni tangibili della gloria del Signore: “…e vide e credette.”
Ma che differenza c’è tra questo discepolo e l’altro, tra il suo amore e l’amore di Pietro e della stessa Maria di Magdala? Perché lui, il discepolo amato, riesce a riconoscere il Risorto prima degli altri? Forse, proprio perché è amato. Ciò, lungi dal voler significare che Dio ama gli uomini in maniera diversa, vuol forse significare che quel discepolo, modello del vero credente, percepisce l’amore di Dio nei suoi confronti a tal punto che il suo cuore è molto più teneramente disposto a farsi penetrare dalla luce della Risurrezione così come essa si irradia già dal sepolcro vuoto attraverso i segni delle bende e del sudario. Del resto, se scorriamo nella lettura, ci accorgeremo facilmente che la stessa fede incerta di Maria di Magdala diventa piena e autentica soltanto dopo che ella viene chiamata per nome da Gesù: è solo dopo questo evento, segno certo dell’amore del Signore nei suoi confronti, che Maria di Magdala potrà e vorrà annunciare ai discepoli di aver visto il Signore.
Fede e amore, amore e fede: è questo il connubio ideale di verità che deve campeggiare nel cuore dell’uomo perché possa riconoscere la presenza di Gesù Risorto attraverso i segni che Egli continuamente gli offre nel tempo e nello spazio della sua vita.
Non è sufficiente credere, bisogna anche amare, avendo nel cuore la certezza di essere amati dal Signore. Qualunque miracolo, qualunque resurrezione o evento straordinario sovrannaturale non potrà mai essere oggetto di vera fede da parte dell’uomo se la realtà divina che vi sta dietro non è, al contempo, oggetto del suo amore. Si può credere pienamente in Cristo Risorto, Figlio di Dio, soltanto se lo si ama e se, di contro, ci si sente da Lui amati in maniera particolare, proprio per il fatto che Lui è risorto.
Un uomo, lo stesso Figlio di Dio, è morto per noi e per noi è risorto da morte, per salvarci liberandoci dal peso della morte e condurci lentamente, attraverso questa nostra vita, alla Sua stessa vita, quella del Regno del Padre, quella che non avrà mai fine.
E’ inutile negare, però, che ogni credente, anche nel momento di più alta ispirazione, è roso nel suo cuore dal tarlo del dubbio; ma quello stesso dubbio, nella misura in cui riesce a garantire la perseveranza nella ricerca di Dio, è già garanzia di fede e rende giustizia alla fede stessa. E’ lo stesso dubbio di Maria di Magdala e dei discepoli, i quali, però, hanno bisogno di confrontarsi e di amare per proseguire nel cammino di fede.
Il ragionevole dubbio della fede dell’uomo può essere sopito e colmato soltanto dalla forza della testimonianza d’amore filiale e fraterna, riflesso dell’amore stesso di Dio.
Ma fede e amore necessitano, a loro volta, di essere nutrite; e quale alimento può essere più completo e adatto della Scrittura, la stessa Parola di Dio che, ormai, alla luce della Risurrezione, offre all’uomo il modo per svelare il senso pieno del mistero di Dio, permettendogli di riconoscerlo come disegno misterioso di salvezza? La Scrittura, vero alimento della fede e dell’amore, è dunque fonte di vita e di speranza per colui che con amore ne scruta le righe.
Così, forgiati dall’ascolto assiduo della Parola di Dio che nutre il nostro cuore, potremo proseguire la ricerca finchè essa non darà i frutti sperati: “La sapienza è radiosa e indefettibile, facilmente è contemplata da chi l’ama e trovata da chiunque la ricerca.” (Sap 6,12).
Soltanto con una fede ricca d’amore l’uomo può trovare la forza per correre incontro al Cristo vivente che lo ama ed annunziare al mondo intero le ragioni della sua speranza con le stesse parole con cui Maria di Magdala annunziava il riconoscimento della presenza del Cristo Risorto nel suo cuore: “Ho visto il Signore.” (Gv 20,18).